In questo periodo storico, siamo tutti iper connessi, digitali, multimediali. E poi ci siamo noi, pazienti cronici, in attesa, trapiantati di rene legati ad una realtà analogica che è fatta cose ben più concrete

Sono passati circa 3 anni da quando ho scritto l’ultimo articolo su questo blog. Sono le 22.30 di un mercoledì sera, pesante e con Morfeo pronto ad accogliermi tra le sue braccia. Sono certo di terminare questo scritto che mi frulla nella testa da ieri mattina. Sono al PC, con in cuffia i Notturni di Chopin. Non amo il pianoforte, ma devo dire che alcuni compositori si sono superati nella composizione di brani per questo strumento. Li adoro, mi fanno concentrare ed esprimermi al meglio in alcuni momenti.

Torniamo a noi, che cosa ho combinato in questi tre anni lo ho raccontato sulla pagina Facebook. Troppe cose, tra il Monte Rosa, la mia piccola sezione AIDO provinciale, i miei impegni scolastici, l’abbandono della montagna causa un problema alle ginocchia e molte altre cose ancora.

Dura realtà, la nostra. Ma realtà. Una realtà distante dal popolo di internet, connesso per tanti motivi: per lavoro, per passione, per fare amicizie, per incontrarsi, per imparare e tutto senza concretezza.
Pensate a quante cose facciamo on line, semplicemente. Il comperarsi una cosa su uno store on line, ascoltare come faccio io in streaming dei brani musicali, comunichiamo velocemente. Tutto così fluido, senza più la ruvidezza, il contatto, il dover spostarsi dalla sedia per fare qualcosa che ci restituisse un risultato.
Il mettere su un CD allo stereo, andare in negozio per comperare il CD stesso, o citofonare all’amico che ci desse tale informazione o che venisse a bere una cosa magari.

La fluidità del lavoro, con lo smart working o addirittura la telemedicina. Ho un dolore, un male strano, mi collego ad un portale e prenoto una visita. On line, in videoconferenza. Semplice, fluido, veloce.

A quanto pare noi, no. Se devi fare emodialisi, magari ci fossero un paio di aghi virtuali che ti pungono, fanno passare gigabite di globuli rossi in un server, lo depurano con un app creata apposta e ti rimettono il sangue virtuale dentro il tuo corpo. Sarebbe fico, eh!!
Stesso dicasi per la peritoneale, non mi dimentico di quella. E del trapianto, e della dieta conservativa, e di tutte le medicine che puntualmente a qualsiasi ora dobbiamo prendere.

Questo è, la Realtà. La frizione tra la vita che vorremmo avere e quella che invece abbiamo. L’attrito tra le nostre esigenze e gli appuntamenti con i medici, le visite, gli esami a volte invasivi.
Ce la raccontiamo, su internet. E’ facile, tutto e sempre più veloce e facile immaginare viaggi, situazioni, sapori.

Ed invece, siamo Realtà diverse, fatte di Anormalità frammiste a bisogno di sogni e diversivi, di evasione e bisogno di fuggire da tutto questo. Per noi la vita non è poi così fluida. Non è per niente scevra da attriti e frizioni.
Siamo immersi in una Realtà sempre più dura, con la sanità italiana sempre più in difficoltà. Ne parlo tra le righe, sottovoce, ma sempre più insistentemente. Questa Realtà che non mi piace più, che ti fa sempre più pensare difficilmente al tuo futuro. La durezza di questi pensieri è Realtà e cozza contro l’improbabile propinare di contenuti pindarici dati dai social che tanto amiamo.

Noi siamo Reali dopotutto, abbiamo la vita in mano.
Non facciamocela sfuggire su qualche social.

Buona vita

Mirko