C, Non la vitamina
Vi racconto una bella favoletta.
C’era una volta, nella grande Italia, una grande struttura sanitaria che non faceva i dovuti controlli sulle trasfusioni di sangue. Litri di questo liquido venivano messi in sacche e distribuiti ai malati bisognosi, che urgevano di una trasfusione di sangue.
Ripeto sangue, ripeto trasfusione, sottolineo incontrollato.
C’erano una volta anche delle malattie, chiamate AIDS (o HIV) e Epatite C o meglio HCV, poco conosciute e non temute come
lo sono ora. Particolare non trascurabile, al donatore in quegli anni, non veniva quindi fatto il test per sapere se avesse o meno quel tipo di
virus nel sangue, probabilmente perché non esisteva, non c’eranocontrolli a sufficienza, normali casi di malasanità insomma.
Passano gli anni, passano i pazienti, si va avanti con le trasfusioni.
Capita che chi fa queste trasfusioni, non tutti ovviamente, si accorga che qualcosa non va.
“Caspita, ho l’Epatite C, come avrò fatto a prendermela”?
Attualmente non ci sono stime, che io sappia, su che incidenza ha avuto questo problema sui pazienti. Molti, moltissimi sono stati i casi di trasmissione involontaria causata da trasfusione o infezione tramite apparecchi medici non sterilizzati.
Il governo ha fatto qualcosa, ma non tanto poi. I grandi esclusi dalla legge del ‘92, che in qualche maniera indennizzava chi aveva
fatto le trasfusioni, sono appunto i Trapiantati e i Dializzati, più soggetti a infezioni da attrezzi medici non sterilizzati. È una grande ingiustizia a mio avviso, non ha senso indennizzare solo una parte di pazienti affetti da questo virus, l’HCV.
Anche perché le conseguenze che hanno avuto i dializzati soprattutto, non sono state all’acqua di rose. Ricordo molto bene, alla metà degli anni novanta che chi aveva l’epatite C veniva demonizzato, quasi escluso da tutti gli altri pazienti sottoposti ad emodialisi.
Ricordo che in reparto era stata dedicata una stanzetta apposita per “noi diversi”, con un bel cartello “C+”, in rosso, proprio per distinguerci dalla massa. Che fighi che eravamo!! Ora invece sono cambiate un po’ le cose, ma il dolore, la rabbia, i postumi di un virus come l’HCV restano. E a chiamarli postumi mi vien da ridere, se penso a tutto quello che non puoi più fare se non vuoi che questo amico indesiderato ricominci a dare fastidio.
Non è giusto, mi dico. Non è giusto che abbia anche questa rogna, che mi limita, mi affatica, che mi preclude altre cose belle della vita:
Cose da evitare in caso di epatiti:
– Alcool
– Droghe
– Caffè ed eccitanti
– Fumo
– Sale
– Molluschi crudi
– Grassi saturi
– Arachidi e frutta secca
Cavolo, capisco la droga, capisco i molluschi che non mi piacciono (non mi piacciono più da quando ho scoperto che mi fanno male), ok i grassi saturi che però una fettina di lardo me la mangio volentieri e va bene il sale che però ce lo metti un po’ dappertutto altrimenti non sa di nulla il mangiare, ok le arachidi e la frutta secca, ma siamo in autunno e in giro è impossibile non sgranocchiare una noce, un pistacchio o una mandorla.
E va bene anche l’Alcool o il fumo, o il caffè e l’ammazza caffè a questo punto. Ma togliamoci anche il gusto di vivere, no? E sì perché sei a rischio, bassissimo, ma a rischio di infettare una persona cara con il tuo sangue! Anche fare l’amore, se sei uno di quegli sfigati della casistica che ti mette all’1%, puoi diffondere oltre che l’amore anche il tuo amico virus.
E poi mi vengono a chiedere come sto. Dai Mirkuz, c’è di peggio. Di tutto quello che hai scritto solo una parte è veramente parte della tua vita, sei uno figo, che se ne frega delle avversità. Che se ne frega della C, che se ne frega delle pastiglie ad un certo punto. Se ti devi fare un limoncino te lo fai tranquillo, se ti vuoi fare una sigaretta, non ci pensi su tanto, se c’è da mangiare fai a gara per chi ci dà di più dentro. E se c’è da far l’amore, ci stai attento, sei più sensibile e magari alla ragazza gli piace che hai tutte quelle attenzioni che tutto sia a posto e magari meglio.
Ripenso a quell’indennità, ripenso a tutti quelli che hanno avuto questo problema come me. Ne conosco, ragazzi e ragazze. Chi ci fa più attenzione, chi meno. Ma nessuno dimentica. E non bastano di certo quei pochi euro al mese a cambiare le cose, a farti dimenticare di quell’errore che hanno compiuto. Ti resta la rabbia di sapere che hanno sbagliato e non pagheranno come dovrai pagare tu per quell’errore.
Perché per quell’errore, se va bene, devi solo stare attento che tutto fili liscio, fai il bravo che non ti succede nulla.
Se va male, è possibile che ti debbano iscrivere alle liste per farti un trapianto di fegato.
Un altro? Cristo. Quando te lo senti dire, quando vedi che le analisi non rispondono come vorresti, ti crolla il mondo addosso. E speri che sia solo una cosa temporanea. Speri che quelle transaminasi scendano. Speri che tutte le pastiglie che ingoi dalla mattina alla sera non peggiorino le cose. C’è qualcosa che ripaga la speranza di stare bene un giorno? C’è qualcosa che ti ripaga da tutte le notti insonni a rigirarti nel letto perché hai male un po’ dappertutto? C’è qualcosa che ripaga da un errore che non hai fatto tu?
Avrei tanto voluto che fosse stata un’iniezione di VITAMINA C quella volta a 2 anni. Altro che cazzi.
Mirko Dalle Mulle 10/2009