Il tempo, la vita, il sesso e il rock&and roll di un trapiantato

Diario di bordo di un trapiantato all’alba del suo 17esimo anno di rinascita.

Parte 1 – il tempo

Il tempo avanza, i capelli cadono.
la malattia si adegua e il cervello crepa.
Sono iperattivo, iperteso, sovrappeso, sottosopra.
Ho paura, questo sentimento che attanaglia corpo e cervelletto.
Faccio cose, sempre di più, per non pensare, per rimanere sveglio.
Mi sento FORTE, mi sento nulla. Mi sento NUDO. Ho un groppo in gola che non riesco a sciogliere, forse perché so che se lo sciogliessi, mi scioglierei con lui, come un ghiacciolo d’estate, sotto il sole, sull’asfalto rovente.

IL tempo passa e la barba cresce, si fa folta sotto gli occhi della gente. Trovo conforto in queste poche righe, scritte di getto. Carta gialla come il tempo che avanza… tempo che avanza..magari avanzasse, come i ritagli di giornale, di cose belle ed importanti, ricordi stritolati dal tempo, che giustamente avanza,

Anche la vista, avanza. Vedo nebbia in lontananza, camere da letto, non sono scemo, è proprio nebbia chiara, come quella di sigarette fumate di soppiatto in riva al mare, di sera, mentre la vita scorre sonnolenta, la gente è dispera e rimangono solo le stelle e forse, una chimera.
E’ dura non pensare a tutto quello che potrebbe essere, senza fare i conti con quello che è passato.
Frango i flutti del tempo, sperando non sia tempesta. A volte le navi mi colpiscono, a volte le navi su di me, periscono. E resto qui, a prender il sole, il mare, la salsedine.
E la merda degli uccelli.
Cristo che schifo.
Domani non sarà meglio.

Parte 2 – vivere

Il fatto è che quando cominci a vivere, a fare, vorresti non finisse mai.
Che non ti mancassero le forze prima ancora di vedere il traguardo, lo sapevi già. La fatica dei primi risultati, gli occhi che non possono nemmeno immaginare le cose che vorresti fare.
E’ folle tutto questo, per una persona normale intendo, che sta bene, che si crea una famiglia, va a lavorare e crede che tutto questo sia una scusa.
Il fatto di prendere delle medicine che ti condizionano ulteriormente il tuo stato psichico, è devastate quanto i momenti che ti senti dire e fare sulla tua pelle, sulla tua condizione di a-normalità.
Tengo rabbia, mi duole dirlo. Ma capisco anche il loro punto di vista. C’è la crisi, la gente non si diverte più.
La solidarietà la fa ormai chi ha qualche scheletro nell’armadio e poi, forse chi ha davvero dato tutto e non gli rimane che le braccia bianche.

Eppure continuo a vedere i miei prati verdi, le montagne adornate di alberi, in ogni stagione. Qui il vento fischia forte tra i rami e le foglie, mentre uccellini cantano la loro primavera, nonostante tutto.
Non ho scelto il meglio per me, non l’ho mai fatto. Mi sono sempre accontentato e questo un pò lo rimpiango.
E poi, cosa è meglio per me?
Le scelte erano ponderate sul momento che stavo vivendo e quindi erano giustificate. La voglia di continuo cambiamento, questa sete di vita e il bisogno di vedere e fare sempre nuove cose.
Ricordo con tenerezza gli anni di giovinezza, quei pochi prima della dialisi, e poi il trapianto.
Inettitudine. E lentezza. Adolescenza.

Ed ora, ho tutto. Posso avere il mondo. A diciassette anni sono finito sotto una macchina, per vivere.
Anche oggi, ho diciassette anni e non sono più lo stesso adolescente.

Parte 3 – visioni di sesso, droga & rock&roll

Il tempo, la vita, il sesso e il rock&and roll di un trapiantatoPer quanto siano amorevoli le infermiere, ne ho paura.
Tra l’altro, ho avuto un sacco di infermiere, più delle donne che faccio intendere di aver avuto. La mia vita da malato cronico, fino a qui, è stata bellissima. E’ un esperienza extra ordinaria, direi ultraterrena e sinceramente, il miglior sport estremo che abbia praticato.
E’ una vita esaltante, esilarante, piena di dolcezza, saggezza, immondezza.
Un trip pazzesco.
Poi quando sono stanco di questa vita, ripongo tutto e leggo libri, scrivo, studio, leggo e ancora studio e poi leggo a voce alta per qualcuno che mi vuol star a sentire.
E se il tempo mi permette, esco a camminare, guardare, annusare i sapori della natura. Adatto le mie forze a quello che il fisico può fare.
E ancora scrivo. Un paio di poesie, qualche riga di diario.
E poi follie. Follie. Follie.
Non me ne sono mai reso conto. Io sono tossico dipendente.
Le medicine che prendo, sono tossiche, e dipendo da loro.
Io senza le medicine, muoio.
Io senza la medicina, sono un uomo finito.
La mia vita è legata a delle cose tossiche, mi stanno mangiando il fegato, l’intestino, le ossa. Il mio sangue è un intruglio di medicine, virus e altre cose.

I miei occhi, per colpa della pressione alta da piccolo, hanno la vista limitata.
Ma sì, chissenefrega!
Mi sento giovane, mi sento innamorato, mi sento con una gran voglia di fare un sacco di cose.
Mi sento bene, mi sento male, mi sento leggero, gonfio, in pace, con un malessere della madonna che mi fa andare a 1000.

 

Il tempo, la vita, il sesso e il rock&and roll di un trapiantato – Mirko Dalle Mulle , Agosto 2015