Ho scritto queste poche righe durante la scorsa settimana, ero preso un po’ dallo sconforto. Pensavo di riuscire a pubblicarle in ospedale, ma ci sono riuscito solo ora, che sono tornato a casa. Dopo quasi una settimana.

È una giornata grigia qui a Padova, ieri ha fatto un forte temporale e credo fuori sia fresco altrettanto quanto lo è qui in questo ambiente. Stamattina la sveglia è stata come al solito molto mattiniera, alle sei avevano già rilevato tutti i parametri.

Ma la cosa che amo fare di più è poi girarmi dall’ altra parte del letto e cercare di dormire almeno un’altra ora. Pur avendo una stanza singola in questo reparto, sono vicino alla guardiola degli infermieri e quindi davanti alla mia stanza passa il mondo, forse di più. Inoltre c’è un campanello stile stazione ferroviaria che stamattina è rovente e gli infermieri stanno contando le volte che ha squillato.

L’infezione che mi ha di nuovo colpito sembra essersene andata, ma i medici hanno deciso di prolungare la mia degenza (e quindi la cura di antibiotici) di 5 giorni, per essere sicuri di dimettermi senza ospiti indesiderati. Notizia che sulle prime mi ha lasciato abbastanza triste; passare una ulteriore settimana in agosto in ospedale, non è di certo la cosa più guduriosa da fare.

Ma l’ho presa così, come un ulteriore momento di pausa rispetto ai mille propositi che solo due settimane fa, costellavano la mia testa. Per riflettere sulle reali esigenze, progetti realmente realizzabili. Ed un’occasione ancora per meditare sull’umanità che mi circonda.

Umanità che qui percepisco in modo particolare, a contatto con persone con più problemi di me, che stanno “combattendo” battaglie diverse e a volte, quasi al limite di quell’umano che noi stessi siamo. Passando anche dall’umanità del personale, che cerca di andare incontro alle esigenze dei pazienti, che a volte ha delle richieste assurde e devono dare dei dinieghi gentili, ma fermi. La quantità di cure diverse per ogni paziente, la cura del dolore che il personale dispensa per cercare di farti soffrire meno possibile. E poi la continua rinascita dei neo trapiantati, dal risveglio al primo sorso d’acqua, rimettere i piedi a terra e camminare nonostante tubi e cateteri. E finalmente la libertà riacquista, il sorriso in tanti volti. Qualcuno ancora di attesa e speranza.

Insomma, dopo tutto questo bagno di umanità, di riposo e di meditazione, la mia speranza è che arrivi presto domenica, che dovrebbe essere il giorno di dimissioni. Purtroppo ho voglia di aria fresca, di montagne e di riempirmi gli occhi di verde e dell’azzurro del cielo che qui, percepisco appena. Quando da trapiantati o da dializzati siete stufi della vostra condizione, ricordate che nonostante tutto una chance ce l’abbiamo. Molti malati di fegato, polmone e cuore, no. Godete anche dei momenti di noia, potreste non averne.

In tutto questo scrivere, da domenica è diventato lunedi, il giorno di dimissioni. Ultime flebo di antibiotico e di reidratazione (visto che è caldo, ho sudato molto e i medici volevano esser certi di mandarmi a casa in buone condizioni di salute). Che dire, sono stati 13 giorni di un agosto ancor diverso.

Buon fine agosto a tutti!

Mirko

Beh, non sono il ritratto della felicità, ma andrà meglio!