Big Bang

di Mirko Dalle Mulle

E’ una bella sera di dicembre, l’inverno è veramente alle porte. Fuori ha nevicato da qualche giorno e la luna assieme al cielo stellato illuminano le montagne innevate. C’e’ una bella aria frizzante, non troppo fredda, che mi rievoca molti ricordi passati.

Sono appena stato a cena con un amico, uno di quelli che incontri per caso nel corso della tua vita, ci entrano e sai che sara’ difficile dimenticarlo, se un giorno non ci sara’ piu’. Una di quelle persone che quando ci parli, ti mette carica ed entusiasmo con la semplicita’ delle sue parole.

Efficacia, ecco un buon termine, ti convince semplicemente mettendoti sul piatto le verita’, ovviamente vicino a quel piatto c’e’ ne un altro con una tagliata di manzo e una bella porzione di patate con una buona birra. Ma questa è un’altra storia.

Mi si crea nella mente un immagine, abbastanza nitida, di quello che è successo dopo quel 7 agosto.

Avete presente il big bang? Una grande esplosione, che ha creato tutto.

Mi immagino questo caos iniziale, tante cose nuove che vengono create forse dal nulla e vengono proiettate in avanti, con tanta di quella potenza da fare paura a chi sta guardando.

Immagino la mia vita, che non esiste piu’ in realta’, perche’ solo grazie ad una macchina posso pensare di avere un futuro, di vivere quelle giornate che senza quel particolare aiuto, non avrei la possibilita’ di viverle. Un continuo chiedersi che senso ha tutto questo, questo continuo non vivere, questa dipendenza maledetta, questo rapporto di odio amore giornaliero.

Immagino che ad un certo punto la mia vita venga presa di nuovo, venga risollevata da quel cumulo di terra con cui era stata sepolta, con una grande esplosione eccola ritornare su, corpo pulsante con occhi di fuoco che ricominciano a vedere, che straniti guardano un cielo nuovo e pulito.

Un grande big bang in una piccola vita, sapete che effetto fa?

Da subito non te ne rendi conto, i giorni di convalescenza in una stanza da solo, che non ti sembra strano che ti possano lasciare senza quella maledetta meravigliosa macchina che di solito ti tiene in vita.

Cominci a focalizzare, che forse qualcosa è successo e sta realmente accadendo in quel momento, che stai ricominciado a vivere in maniera autonoma. Speri con tutte le tue forze che sia vero, che quella dono che è dentro di te ora non sia solo un sogno e che qualcosa di nuovo stia realmente accadendo.

Speri di essere fortunato, che tutto vada bene. Speri tanto che le cose che ti hanno detto i medici e alcuni amici dializzati e trapiantati non succeda sul serio, cioè che ci sia rischio di un rigetto, che quel piccolo dono non ne abbia poi tanta voglia di stare vicino con te.

Un po’ di ansia c’e’, ma i giorni passano, gli esami vanno bene, ti senti stranamente bene e guardi fuori dalle finestre della clinica il mondo e dici “adesso arriva, aspetta ancora qualche giorno e poi arrivo io a fare casino”!!!

Mi rendo conto di esserlo. Quando arrivo a casa, tutto è nuovo, ha un nuovo sapore, un nuovo odore. Vecchie cose che sembrano nuove e mai esistite, nuove cose che accogli con entusiasmo e vivacita’.

 

Sono seduto davanti ad un tavolo, sopra ci sono i ricordi piu’ significativi di quello che è successo dopo quel piccolo big bang.

Un vinile inciso nel 2009 dai Maci’s Mobile, dei manifesti di partecipazione a concorsi e festival musicali internazionali, poi tanti piccoli oggetti che mi sono portato dai paesi che ho visitato, Polonia, Austria, Irlanda, Grecia, Francia, addirittura un ninnolo che ho ricevuto in regalo in uno dei viaggi in Bosnia! E poi conchiglie di mari italiani, foto di concerti, un braccialetto, molti cd musicali, un cappello arabo, una kefya, una mappa stellare e altri oggetti non ben identificati!

Ogni oggetto che prendo in mano ha un significato particolare, toccandoli sento forte il loro ricordo, ne sento l’odore, ne sento l’essenza di quel pezzo di vita che mi è stata regalata di nuovo. Pezzi di vita assolutamente tranquilla, senza la presenza di quella macchina, di cui prego che la sua nuova venuta arrivi il piu’ tardi possibile nel corso di questa mia nuova vita.

Colori ed essenze, musiche e melodie mi ricordano per sempre ogni istante della mia vita, delle persone che mi hanno aiutato a viverla di nuovo, pur non consapevoli di cio’ che in realta’ stavo vivendo.

Ho imparato a gustarmi cio’ che di buono la vita mi offre, ingoiando a volte certi bocconi amari che nemmeno con un quintale di zucchero non va giu’ e rischi pure di prenderti il diabete. Imparare sempre qualche trucchetto per viverla al meglio, cercando di afferrare tutti gli appigli per scalare questa vita impervia, senza tanto ossigeno, solo quello che ti basta per farti andare avanti.

Stringi i denti e via per una nuova avventura, capisci che per te non ci saranno mai veri momenti di pace, qualche pausa tra un casino e l’altro, sempre difficolta’ davanti, perche’ una mattina ti alzi e non stai bene, hai il morale sotto le suole delle scarpe. Ma mordi, sei cattivo con la vita che è cattiva con te e vai avanti.

Vedi gente li avanti a te, che cerca di fregarti sempre, ma tu sei duro, tu combatti. Ti lasci fregare a volte, è normale. Tutte le persone normali vengono fregate e lasci che la gente normale ti freghi, lasci che giochino con te, lasci che facciano i loro giochetti anche con te.

Ma tu sai bene che ti stai lasciando fare, a volte sei cosi’ di gomma che non ti fa ne caldo ne freddo le loro frecciatine, i loro bei pensieri.

Tu sai cosa vuol dire essere fregati dalla vita, sai cosa vuol dire essere presi in giro a 17 anni, quando ti dicono alla bell’emeglio “tu non potrai vivere normalmente la tua vita”. E non una volta, due, tre volte te lo dicono. Te lo dice la vita stessa ogni giorno che vai avanti. E per ricordartelo meglio, ti conti i punti di sutura, indelebili segni di battaglia, parti da uno a caso, uno, due…. arrivi a 50 e ti stanchi, sei stufo di contare.

Ti rialzi, l’ennesima volta, dopo che l’ennesima brutta notizia ti è arrivata e ti ha messo a ko. Dopo che di nuovo un calo fisico non ti fa fare quel viaggio che avresti voluto fare da tanto tempo, o quella pausa di calma e tranquillita’ che è durata fin troppo e un valore sballato ti costringono a rifare esami, ansie vecchie e nuovi problemi si affacciano giornalmente in questa vita di kaos kalmo che ti accompagna da tanto tempo, cosi’ tanto tempo che ormai ci hai fatto il callo, che se non ci fosse non sapresti vivere.

Non sapresti come immaginare una vita senza malattia, senza problemi, senza kaos.

Non mi so immaginare una vita senza il mio amato trombone, se nell’altra vita avrei avuto la possibilita’ di incidere un CD/LP con dei ragazzi straordinari come i Maci’s Mobile, di aver calcato con loro il palco assieme a miti della musica raggae come gli Africa Unite, mentre pero’ sei fisicamente ko per dei problemi al fegato che non riesci a capire da dove arrivino. Non so se avrei potuto affrontare trasferte pesanti e importanti, distanti da casa, per partecipare a rassegne e concorsi musicali, mentre con la mente ero a casa, o meglio, in ospedale. Con il pensiero a mia mamma con i miei stessi problemi, con un periodo infelice di dialisi e un trapianto di rene che non si sa ancora se è andato bene o male, perche’ ogni mese c’e’ un problema e deve restare li in reparto per settimane e quando ha risolto un problema, ne arriva puntualmente un altro.

Ma continui, durante una settimana riesco lo stesso a lavorare, andare a trovare mia mamma in ospedale a 100km di distanza, al ritorno fare le faccende di casa assieme ad un inossidabile papa’ e tornare a studiare, suonare e dare il meglio ai concerti.

Ma mi sento vivo, questo è l’importante. Parlo con gli amici “di ventura”, negli ultimi tre anni ne conosciuti molti e mi piace ascoltare come loro abbiano affrontato la mia stessa situazione. Un filo comune, la stessa malattia, modi differenti di affrontare la vita, piegarla nonostante le avversita’ e la malattia, farne un’arma e non un problema.

Un’esplosione del genere che crea tutto questo, non lo avrei mai immaginato. Non ne avrei mai pensato l’effetto cosi’ piacevolmente devastante.

Dalla scala dei giganti, fino a quella dell’essenza piu’ fine, vedere nonostante tutto il verde delle mie montagne, assaporare il profumo dei fiori del mio giardino, poter ascoltare tutta la musica che è stata creata, poter leggere di filosofia e scienza e dare un senso diverso al divenire della mia vita.
Se non fosse successo, tutto questo non sarebbe stato possibile, ne sono estremamente convinto. Penso che non avrebbe preso questo gusto strano la mia vita, gusto agrodolce, sapore intenso e pungente. Anche nelle disavventure normali o nelle avventure meno eclatanti c’e’ la giusta tensione nel vivere quel momento.

Rispondi