Ebbene si, mi ritrovo anche io a scrivere e a commentare della sete in dialisi! Il quale tema, di cui mi vedrete parlarne anche in video, ribadisce il fatto che la sete (purtroppo), è una sensazione personale e deve esser combattuta usando le armi che il proprio corpo mette a disposizione. Un documento questo che non vuole essere un punto fermo, ma solo il mio personale punto di vista.

E quindi, torno indietro di qualche anno. Era il 1995 e dopo le prime emodialisi mi dissero che non potevo bere come volevo. Ed avevo 17 anni, con la voglia di divertirmi che accomuna tutti i ragazzi di quell’età. E quindi ogni volta che andavo al pub con gli amici era una tragedia. D’inverno non potevo più bere quelle belle tazze fumanti di the con i biscotti, o il caffelatte di mattino. D’estate era una tragedia per gelati, granite, coppette. E il caldo ti sfinisce se non bevi, ma se bevi vai su di peso e poi i dottori chi li sente!? Un incubo che voi tutti conoscete, cari amici nefropatici. Un incubo che le persone “normali” che ti stanno accanto manco nei loro più brutti incubi appunto, riescono ad immaginare. Un tormento, la sete. Che oltre ad essere “sete” in quanto tale, si aggiunge il fatto che l’emodialisi ti regala quest’ulteriore bisogno di avere le fauci sempre bagnate e fresche. Durante quei tre anni, ho incontrato tanti dializzati i quali risolvevano in maniere più fantascientifiche possibile. Chi con l’acqua e limone, chi con il ghiaggio, chi con pezze imbevute nell’acqua e passate sulle labbra. Ne ho sentite davvero di tutti i colori. Ma per fortuna, dopo l’ultima stagione passata a piangere ogni volta che tornavo a casa dall’ospedale, è arrivata la famosa chiamata per il trapianto.

Ma passiamo oltre con un fast forward di 19 anni e l’ingresso per la seconda volta in emodialisi. Questa volta meno traumatico, poichè ero un uomo consapevole di ciò che mi stava accadendo e preparato al fattore x: la sete. Memore delle fantasiose ricette contro la sete ho deciso di percorrere una strada nuova, che avevo sentito da qualche amico trapiantato sportivo: se puoi, suda tanto.
Così ho fatto: mi sono da subito adeguato al fatto che fossi in dialisi, avendo comunque portato in eredità la forma mentale di pesare sempre le quantità di cibo, pesarmi sempre e comunque, non farmi prendere dal panico. Ho ricominciato a mangiare senza tanto sale, ho incominciato a fare molta più attività fisica che da trapiantato.

Certo, capisco che quest’ultima cosa che ho scritta sembri strana. Però è quello che ho fatto, nei giorni in cui non ero ko dalla dialisi, uscivo a camminare, in bici, qualsiasi cosa che potesse mettermi in movimento e sudare, anche d’inverno usavo la cyclette (che ho quasi distrutto in 3 anni…) ed esercizi a corpo libero monitorati con il cardiofrequenzimetro.

Grazie a queste piccole cose, dal bere mezzo litro consigliato, sono passato ad un litro, un litro e mezzo durante l’estate. Certo, anche io ho usato qualche ricetta fantasiosa, come acquistare un gasatore e frizzare a bomba l’acqua, magari togliendola dal frigo proprio qualche momento prima! Però ripeto, lo sport mi ha salvato. Ho migliorato la tonicità del mio corpo aumentando la massa magra e togliendo la parte grassa che porta liquido e basta. Ho tolto man mano le pastiglie della pressione, i problemi di fosforo e potassio alto. Il peso era regolare, max 3.5kg sul lungo quando proprio andava male. Viaggiavo, lavoravo, avevo tutti i miei hobby da portare avanti. Ma la cosa più importante è che ricordavo a me stesso che l’emodialisi era una parte di me, non me. Erano solo 3 momenti della mia settimana, una cosa che dovevo tenere conto se avevo degli impegni, era una cosa in più da prenotare quando andavo in ferie. Ma sopratutto, non mi sono mai fatto condizionare dal fatto che “gli altri normali non mi capiscono”. E non lo capiranno mai, per cui non vedevo il perchè doverci pensare! E non lo vedo tutt’ora.

Visto che ultimamente vanno di moda i video, questo che ho scritto (e qualcosa altro) lo dico a voce. Spero vi piaccia e se vi va, ne farò altri.
Buona visione!