ANED Vela – prima esperienza

Qualche mese fa, su facebook, si parlava di come far incontrare in modalità diverse da quelle classiche le persone in dialisi e trapiantate. Il quesito è andato avanti per qualche tempo, poi un paio di persone si sono confrontate, viste e piaciute. Hanno deciso di incontrarsi e di dare parola alla loro passione comune: la barca a Vela.

E’ nato quindi il primo gruppo “velisti trapiantati e dializzati …yes we can! “, con la pubblicazione dei primi documenti su come si riconoscono le parti principali delle barche e le più conosciute tecniche di guida. Sono state pubblicate le prime linee guida di un progetto chiamato “ANED Vela” o meglio ancora conosciuto come “A vela per vivere”, un motto che nel weekend del 24 e 25 maggio 2014 è stato ripetuto molte volte!

Così, forti di questo spirito, il primo sparuto gruppetto di 10 personaggi si è ritrovato a Marina di Grosseto per gustarsi un finesettimana di pura passione velistica.

ANED Vela

ANED Vela

Quattro trapiantati di rene, due in dialisi peritoneale e otto accompagnatori “tosti”, che hanno solcato il mare toscano nei dintorni dell’isola d’Elba.

E qui comincia il mio racconto,  di trapiantato, di uomo di montagna che del mare e della barca a vela in particolare, è di primo pelo.
Pelo, si, quello dell’orso montanaro che appena salito in barca si sente strano, un pò smarrito, ma che grazie alla compagnia di tutte queste persone con cui condivido una storia simile, tutto sembra più facile. E gli accompagnatori, con cui si trova subito punti in comune, per la vita vissuta, per le avventure comuni, per tante cose che ci fanno sorridere e stare bene!

Lo stesso pelo che si drizza quando il sabato pomeriggio, il “Capitano” Oris ci da le prime indicazioni per la navigazione, insegnandoci i rudimenti di quest’antico mestiere. Lo stesso pelo che si drizza al sabato sera, grigliando la carne e la verdura per la cena assieme a Carlo e condividendo con tutti questo momento di convivialità.
E il pelo che si rizza quando la domenica mattina, dopo tante peripezie e sfortune, le nostre barche lasciano il molo e riusciamo a veleggiare, rotta Isola d’Elba, anche se non riusciamo che a raggiungere le isole delle formiche. Nel mentre le due barche volano sul mare, giochiamo a sorpassarci, ci scambiamo saluti e fotografie, sorrisi e urla di allegria.
Purtroppo le Isole le vedrò solo di sfuggita perchè maledizione, qualcosa non va e comincio a stare male, forse un colpo di freddo o un mal di mare passeggero, devo costringere il mio capitano Alberto ad un inversione della rotta per un ritorno (per me) abbastanza duro.

Ma non è importante, i miei compagni capiscono e d’altronde, abbiamo già fatto più di 2 ore di navigazione, per la prima volta può bastare, non ritorniamo che da “vincitori”. Appena scendo, mi rimetto in sesto praticamente subito e vorrei chiedere se si può uscire di nuovo, ma ovviamente non si può, la giornata è ancora lunga e mi aspettano 7 ore di auto per tornare a casa.
Il pomeriggio per me si conclude assieme a Debora e Stefano, aspettando l’arrivo della barca degli altri compagni di avventura, ridendo e scherzando e chiedendoci quando potremmo tornare ancora a salire su queste meravigliose barche gialle.
E poi al ritorno con tutti, una cena improvvisata con avanzi della sera prima, mangiando pane e nutella e improvvisando un “potassio Party” in mezzo alle colline toscane!

Ci riconoscete? Siamo le persone malate che davvero eravamo quando siamo partiti venerdì 23? Si, lo siamo. Siamo PERSONE, viviamo e dopotutto questo che ci è capitato, perchè non cercare di viversi al meglio le opportunità che ci capitano davanti?

il gruppo ringrazia AIDO e ANED!!

il gruppo ringrazia AIDO e ANED!!

GRAZIE… grazie ad AIDO e ad ANED per la sensibilizzazione che hanno fatto fino ad ora, alle guerre combattuto per far si che NOI potessimo questo finesettimana, ritornare a dire “la vita è bella”!!!

 Debora scrive:

Leggo i commenti delle persone sotto le nostre foto e rimango sorpresa. Ci sono davvero delle persone che vivono la loro malattia come un impedimento alla VITA normale di tt i giorni fatta anche di divertimenti e relax vari.
Quando l’altro giorno ti ho chiesto se dopo il trapianto la vita sarebbe tornata normale e’ perche ero convinta di sentirla diversamente dentro di me dopo l’agosto scorso (da quando sono in dialisi). Quei commenti invece mi hanno fatto capire di come invece io sia fortunata perche la mia malattia non si e’ impadronita della mia vita, io continuo a fare la miei cose e la malattia ha lo spazio di ogni altra cosa che faccio è un pò paradossale da dire ma è come un hobby, faccio teatro e ho gli amici di teatro, faccio volontariato e ho gli amici di volontariato, faccio dialisi e ho gli amici dai “reni marci” 😀 .
Ogni giorno da agosto scorso quando scendo le scale di casa mi guardo i piedi e sento quanta fortuna ho ad avere una malattia che mi permette di camminare, guardare un paesaggio, mangiare da sola, andare in vela o sulle giostre del luna park nonostante le cicatrici e i tubi.
Sono partita sabato pensando che la mia idea di me fosse combiata, e ora sono tornata con la consapevolezza che non sono una persona diversa, ma ho qualcosa in piu. E c’e tanto lavoro da fare, le persone devono capire quanto la loro vita sia ancora normale e piena di occasioni come quella degli altri, non ci devono piu essere persone stupite che persone affette da IRC vadano in vela.
Siamo malati ok, ma nella stessa misura in cui siamo gentili, altruisti, stronzi, pesanti, logorroici..CARATTERISTICHE sono tutte caratteristiche. Io sono malata ma sono come gli altri, mi sento come gli altri.

Oris scrive:

Un capitano non molla mai.

E mentre penso a questo penso a quale sia la differenza tra un capitano ed un mozzo: il capitano nella tempesta non solo non si arrende, ma resta con una visione nitida del problema, non si abbatte piu’ di tanto e cerca di reagire per quel che gli e’ possibile fare, sa che prima o poi la tempesta finira’ ed il vento comincera’ a girare e questo gli permettera’ di riportare a terra nave ed equipaggio;
il mozzo, se non ci fosse il capitano a portare la barca a terra, resterebbe in mezzo al mare in balia dei venti e delle correnti e forse la barca a terra non ci arriverebbe mai se fosse per lui.

Se trasportiamo questa visione marinara nella vita del quotidiano, posso dire che per una volta non ho portato in barca tanti mozzi, sia io che Alberto avevamo una barca piena di capitani nella vita. Capitani coraggiosi inoltre. Poco importa che qualcuno fosse di primo pelo, tutti eravamo li per dimostrare che la vita e’ bella ed andar per mare e’ un buon modo per ricordarcelo e ricordarlo a tutti.

Una giornata perfetta per una veleggiata: NW forza 3, sole e temperatura primaverile. Le vecchie barche gialle non ci hanno  tradito, dopo qualche imbarazzo iniziale siamo riusciti ad uscire e come ogni volta, per magia, i problemi sono restati a terra, in porto, ben lontani da noi. Questa e’ la magia della vela e la meraviglia del mare; questo e’ il motivo della creazione di questo gruppo meraviglioso che andremo certamente ad accrescere negli anni.

Le nostre navigazioni non sono finite, sono appena iniziate! Seguiteci e vi stupiremo!

Tanti saluti e buon vento,

Edmond Dantes!
(ancora per poco) …prossima tappa e prossimo nome in codice:
Montecristo.

Qui trovate le foto di ROBERTA (on Flikr), qui sotto le foto che ho scattato in vari momenti del weekend!

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